venerdì 1 febbraio 2008

USA 2008

Il 2008 cambierà la storia, non ci sono dubbi. Quest'anno infatti gli Stati Uniti, che rimangono l'unica superpotenza della terra nonostante la continua avanzata della Cina Olimpica, presenteranno al mondo il loro nuovo presidente. Si tratta quindi di seguire l'elezione di colui o, viste la candidature, di colei che potrà cambiare nel bene o nel male il destino del mondo. Per chiunque vincerà non sarà sicuramente un lavoro facile rimettere insieme i cocci di una nazione lacerata nella propria identità, con un economia sull'orlo della recessione aggravata dal dollaro debole e dal forte deficit interno, ma forse le sfide più difficili vengono dall'esterno. Con Bush gli oneri assunti come “gendarme globale” hanno raggiunto l'esasperazione e oramai i pur potenti USA non riescono più a contenere lo stato di tensione che li attornia, occorre quindi un cambiamento di rotta, un adeguamento ai tempi moderni che vedono nuove forze in gioco sullo scacchiere internazionale. I candidati a questa scommessa sono tanti, sia nel partito repubblicano che in quello democratico, anche se è doveroso ammettere che questi ultimi sono agevolati dalla delusione dilagante nel paese rispetto all'amministrazione Bush e la guerra in Iraq. Per quanto riguarda il partito dell'attuale presidente spiccano le figure del veterano McCain, di Mike Huckabee e dell'ex sindaco di NYC, Rudy Giuliani, che però ha onestamente poche possibilità di passare le primarie. Sicuramente la sfida più seguita e interessante avverrà all'interno della coalizione Democratica in cui Hillary Clinton, prima candidata donna, si sconterà con Barack Obama, il primo candidato di colore. Sulla Clinton si è detto di tutto: fredda calcolatrice, politica esperta, assetata si potere, si è giunti persino a discutere sulle sue rughe e sul marito Bill, due cose che forse gli impediranno di giungere all'ambito premio finale dato che la qualificano come vecchia e da troppo tempo all'interno dell'establishment di Washington. Obama invece risalta proprio per la sua forte vena innovativa, fatta di sentimenti e cuore, e grazie a potenti discorsi riesce ad infiammare le platee assetate di cambiamento. Su di lui si concentrano le speranze di milioni di disillusi, ammagliati da una politica molto comunicativa e televisiva, simile per un verso a quella di Sarkozy con però in più valori e ideali potenti. Le prime votazioni nel bianchissimo Iowa le ha vinte proprio lui, sull'onda di questa emotività, ma Hillary è riuscita ben presto a riprendersi con il New Hampshire, anche grazie ad una conferenza con lacrime ad effetto che le hanno restituito umanità e calore. Si riparte quindi in parità, con tutti i giochi ancora aperti, e sapremo qualcosa di più sicuro solo il 5 febbraio, in cui si chiariranno i due definitivi candidati alla presidenza, “incoronati” nelle incredibili conferenze di Minneapolis e Denver. A quel punto poi ripartirà la caccia all'ultimo voto per assicurarsi la vittoria finale, e tanti auguri a tutti noi che questa volta riescano ad assicurare al mondo un leader coscienzioso e intelligente in grado di trasportarci nel futuro superando questo periodo inquieto di transizione.


il cannocchiale

2 commenti:

palbi ha detto...

dal super tuesday spunterà il nome del candidato repubblicano ma per sapere chi vince la partita tra hillary e obama ci vorrà ancora un po'

tiziano pazzini ha detto...

Bè credo che la California sia decisiva, ma se Obama esce anche alla pari con Hillary al super tuesday, ha buone possibilità !!